«Sono arrivato al punto di pensare al divorzio. Dopo trent’anni di matrimonio, tre figli, una famiglia felice, mia moglie, donna bella, forte, intelligente, è andata in menopausa. Normale. “Naturale”, si dice. Disastro, altro che. Con tutto il terrorismo che si fa sugli ormoni, e le amiche terroriste che ha, non ha preso niente. Soliti controlli, niente di più. Da uomo, mi limitavo a un basico: “L’importante è che tu stia bene”. Intanto l’ho vista appannarsi, anno dopo anno. Si è allontanata. “Non ho più desiderio”, mi diceva. “Porta pazienza, passerà”. No, non passava, poi aveva anche secchezza, dolore. Ho lasciato perdere. Però non potevo pensare che la nostra vita finisse così, lei 56 anni, io 58, il deserto davanti. Ho cominciato a studiare che cosa fosse questa maledetta menopausa, perché mi era chiaro che il disastro era partito da lì. Ho letto molto di quello che lei scrive, visto i video. Una sera l’ho invitata a cena fuori e le ho detto: “Così non possiamo continuare. Non vedi che sei l’ombra della donna che eri? Possiamo buttare all’aria un matrimonio stupendo, una bella famiglia, un’intesa come pochi, per colpa della menopausa? Mi sono informato, si può curare benissimo! Cerca una dottoressa competente: lo dico per te, per tutti i guai che ti comporta, e per noi. Fa’ qualcosa!”. Lei mi ha guardato tristissima e si è messa a piangere. Mi sono sentito spaccato in due. “Non pensavo che ti pesasse così tanto”, mi ha detto. “Almeno provale, queste cure. Se poi non vanno mi rassegno. Ma almeno provale, fallo per noi”. Una brava dottoressa l’ha curata bene. Tempo tre mesi stava meglio, ringiovanita, di nuovo la sua energia e il suo sorriso. Tempo sei mesi, eravamo di nuovo innamorati, dopo esserci quasi perduti. Anche il suo profumo, unico per me, era tornato. Le scrivo perché la menopausa non è solo una questione pesante per la donna. E’ una tragedia anche per l’uomo e per la coppia. Quanti matrimoni saltano perché la menopausa è una bomba a orologeria? Ne parli di più, creda, può aiutare anche tanti uomini e tante famiglie. Grazie per quello che fa».
Giovanni T. (Roma)