“Gentile Professoressa, mia moglie e io abbiamo bisogno di un suo parere. Nostro figlio Alberto, 16 anni, sta da sei mesi con una ragazza che si chiama Marina. Qualche settimana fa è arrivato a casa dicendoci che volevano tutti e due farsi un piercing sulla lingua. Noi ci siamo subito dichiarati contrari, perché tempo addietro avevamo letto che il piercing fa male ed è pericoloso. Però, dato che ci piace motivare le nostre posizioni, abbiamo cercato anche di capire perché gli fosse venuta questa idea così poco in linea con il tipo di ragazzo che è sempre stato: tranquillo e con la testa sulle spalle. Ha risposto che nella loro compagnia ce l’hanno quasi tutti, e non volevano sentirsi diversi dagli altri. Qualche giorno dopo è tornato sull’argomento, annunciando che Marina l’aveva fatto senza dire niente in casa e che comunque i suoi, dopo, non avevano fatto una piega. E da allora ha messo su il muso, perché “per colpa nostra” sarà l’unico a non avere il piercing e tutti lo prenderanno in giro. A noi spiace che si sia creata questa situazione, ma non vogliamo cedere e tanto meno adeguarci al comportamento secondo noi poco responsabile dei genitori di questa ragazza: anzi, vorremmo che Alberto capisse le nostre motivazioni e le facesse proprie. Che cosa ci consiglia di fare?”.
Francesco L.
Francesco L.
Gentile signor Francesco, prima di tutto mi congratulo con il vostro approccio educativo: fermo ed esigente, ma capace di dialogo e attento a fare di ogni confronto di idee un’occasione di crescita e maturazione per vostro figlio. Le offro quindi volentieri alcuni spunti di riflessione per aiutare Alberto a far proprie le motivazioni di prudenza e, come vedremo fra poco, anche di autonomia che possono indurre un giovane a dire no al piercing, qualunque cosa ne possano pensare gli amici e la ragazza.
Inizio dicendole subito che la rivista di cui parla ha ragione: il piercing può esporre a rischi anche molto gravi per la salute, se nell’eseguirlo non vengono rispettate alcune regole essenziali.
Inizio dicendole subito che la rivista di cui parla ha ragione: il piercing può esporre a rischi anche molto gravi per la salute, se nell’eseguirlo non vengono rispettate alcune regole essenziali.
Quali pericoli comporta il piercing?
Molti, specialmente quando non viene eseguito con aghi monouso e materiale sterilizzato. Il rischio più importante e frequente è di trasmettere l’epatite B e C, il papillomavirus, il tetano e persino l’AIDS. Secondo studi recenti, per esempio, l’uso di aghi non sterilizzati o monouso comporta un rischio del 16 per cento di contrarre l’epatite B, del 12 per cento di contrarre l’epatite C e dello 0,5 per cento di contrarre l’AIDS.
Le condizioni igieniche sono quindi della massima importanza?
Certamente. Ne consegue che è assolutamente da evitare anche il piercing “fai da te” tra amici: molti sondaggi indicano invece che circa il 50 per cento del piercing fra adolescenti sia eseguito da coetanei privi di esperienza, spesso senza cautele sanitarie, con un evidente aggravamento dei rischi già molto alti che abbiamo visto. La sicurezza è quindi una condizione essenziale per evitare che un gioco o un rito tra ragazzi possano lasciare cicatrici permanenti o malattie gravi. Il piercing sulla lingua, poi, presenta altri specifici rischi.
Quali?
Soprattutto se fatto da chi non abbia una specifica esperienza, può causare sanguinamenti protratti, perdita di sensibilità, lesione del gusto, difficoltà di masticazione e persino di linguaggio.
Il figlio di nostri amici ha avuto la lingua gonfia per settimane...
Il gonfiore, accompagnato da arrossamento e dolore, può durare in effetti anche tre-quattro mesi. Ma un piercing mal fatto può provocare anche lesioni ai denti e alle gengive, ulcere, reazioni allergiche – specialmente da nichel – e grosse cicatrici, dette cheloidi.
Cosa si deve fare, in questi casi?
L’ideale è rimuovere prima di tutto l’anello, cosa però non sempre facile se il tessuto infiammato ha formato un ascesso sulla lingua. Poi si devono fare cure lunghe e pazienti, che non sempre danno i frutti sperati.
Tenuto conto dei gravi rischi in gioco, quindi, è consigliabile lasciar perdere il piercing sulla lingua e farselo al massimo in un posto meno rischioso, come il lobo dell’orecchio o il naso.
Tenuto conto dei gravi rischi in gioco, quindi, è consigliabile lasciar perdere il piercing sulla lingua e farselo al massimo in un posto meno rischioso, come il lobo dell’orecchio o il naso.
Ma che cosa ci trovano, i giovani, nel piercing?
L’effetto moda è certamente importante, anche se questo poi contraddice l’idea che il piercing sia un segno di distinzione: se lo fanno tutti, che distinzione è? Pensi che, secondo un’indagine svolta in Italia su 3.800 ragazzi, è emerso che il 20,3 per cento dei giovani tra i 12 e i 18 anni ha un piercing. E secondo un analogo studio inglese, pubblicato sul British Medical Journal, almeno una persona su 10 al di sopra dei 16 anni e circa il 50 per cento degli individui di età compresa tra i 16 e i 24 ha almeno un piercing. Come tutte le distinzioni che poi diventano di massa, alla fine anche il piercing sta quindi diventando un’espressione di conformismo. Quindi, come accennavo all’inizio, dire no al piercing non è solo una questione di prudenza, ma anche di autonomia e indipendenza di giudizio.
Ci sono altre ragioni per questo successo?
Molti lo fanno per motivi estetici, anche se il risultato è discutibile e, a volte, addirittura sconcertante. Altri, soprattutto fra gli adolescenti, lo vivono come un rito di iniziazione, per sentirsi pienamente inseriti nel gruppo dei pari e prendere le distanze dagli adulti, un po’ come è successo con vostro figlio. Per altri ancora è solo un gioco, anche se ci sono molte coppie che lo fanno insieme, come segno di appartenenza reciproca.
Naturalmente, ci sono casi anche estremi in cui il piercing diventa un’ossessione, e questo può indicare un disturbo profondo nel rapporto con il proprio corpo, che il ragazzo o la ragazza non riescono ad affrontare sul terreno emotivo: in questi casi, il problema non è più il piercing in sé (ferme restando le cautele igieniche di cui parlavamo), ma la tensione interiore che genera il comportamento, e che va affrontata a livello clinico e psicologico.
Naturalmente, ci sono casi anche estremi in cui il piercing diventa un’ossessione, e questo può indicare un disturbo profondo nel rapporto con il proprio corpo, che il ragazzo o la ragazza non riescono ad affrontare sul terreno emotivo: in questi casi, il problema non è più il piercing in sé (ferme restando le cautele igieniche di cui parlavamo), ma la tensione interiore che genera il comportamento, e che va affrontata a livello clinico e psicologico.
Che messaggio possiamo dunque passare a nostro figlio?
Il primo concetto da ribadire con forza è che il piercing è molto pericoloso, per tutti i motivi che abbiamo detto. Dato che però, dalla sua lettera, emerge l’immagine di un ragazzo sostanzialmente sereno e in un buon rapporto con voi (al di là del “muso” di queste ultime settimane), aiutatelo soprattutto a capire come il conformismo – del piercing, ma anche del fumo, delle droghe, della guida spericolata e di tutti i comportamenti ad alto rischio tipici di molti adolescenti – sia una mortificazione dei talenti e della personalità, e che ci sono altri modi, più maturi e meno effimeri, per essere se stessi, capaci di essere diversi e, insieme, di farsi accettare dagli amici e dalle ragazze.