Innanzitutto, quanto la gravidanza sia stata desiderata e cercata. Nei concepimenti accidentali, o addirittura non voluti e poi accettati, il rapporto tra mamma e bambino può essere incrinato da difficoltà, frustrazioni, crisi familiari, soprattutto se il bambino viene addirittura “incolpato” di aver costretto la mamma a cambiare la sua vita. Dopo il concepimento, conta molto l’umore della mamma: se è serena e soddisfatta della propria vita di coppia, il bimbo trova un nido emotivo molto più predisposto ad accoglierlo fin dai primi giorni della gravidanza. La donna è radiosa, come se nella gravidanza avesse trovato con pienezza la propria misura. La prima ecografia, vedendo il cuoricino che batte e i primi movimenti, dà un sussulto di gioia, tanto più intenso quanto più il bambino è stato desiderato. L’attaccamento tra mamma e bambino cresce poi nettamente quando la donna percepisce i primi movimenti del piccolo, e in proporzione al numero di movimenti. Alcune donne letteralmente “dialogano” con il bimbo, gli raccontano cosa faranno dopo la nascita, lo trattano già da esserino con una propria identità, con cui condividere un futuro di gioia. Sull’atteggiamento della donna influenza molto anche il rapporto che lei stessa ha avuto con la propria madre. Non ultimo, pesano le condizioni socioeconomiche: condizioni di povertà possono rendere problematico il rapporto madre-bambino fin dall’inizio della gravidanza per ragioni obiettive. Naturalmente, è essenziale anche l’andamento della gravidanza: nausee feroci certo non aiutano, così come le gravidanze problematiche. Di converso, una bella gravidanza in piena salute aiuta l’ottimismo, i pensieri positivi, e lo sviluppo di un attaccamento profondo. Infine, come lei giustamente intuisce, conta molto lo spazio che il bambino avrà nella vita della donna. Se la priorità resta la carriera, l’investimento affettivo è diverso rispetto alla donna che vive l’essere mamma come la massima espressione della sua femminilità.