Negli ultimi anni si è consolidata una idea errata: che l’HPV possa costituire un serio problema per la donna, e che l’uomo sia tutt’al più un untore, o un portatore sano, che al massimo sviluppa un po’ di condilomi. Non è così: un virus oncogeno (ossia capace di promuovere un’alterazione del DNA cellulare fino alla anarchia tipica della cellula tumorale) può attaccare le mucose sia femminili, sia maschili. Nell’uomo, i ceppi di HPV oncogeni possono causare tumori alla mucosa anorettale, al glande e alla cavità della bocca (“orofaringe”), più frequenti per ovvie ragioni negli uomini omosessuali. Ma non solo: Michael Douglas insegna. E gli altri stanno tranquilli? No! I guai causati dall’HPV vanno oltre i condilomi e i tumori maligni. Ricerche recenti, coordinate dal Professor Carlo Foresta dell’Università di Padova, hanno infatti dimostrato un ruolo importante del Papillomavirus nel causare infertilità nell’uomo. Questo virus, che utilizza un codice genetico a DNA, come il nostro, può entrare negli spermatozoi, le cellule riproduttive maschili e inserirsi nel loro codice genetico. L’infezione si associa a una minore motilità degli spermatozoi (meno si muovono, meno sono in grado di risalire le vie femminili per fecondare l’ovocita). Questo rallentamento è maggiore in chi ha anche gli anticorpi antivirus, per ragioni ancora non chiarite. In ogni caso è ridotta la probabilità di un concepimento spontaneo. I guai non sono finiti, tuttavia, anche ammesso che lo spermatozoo infetto dall’HPV arrivi in contatto con l’ovocita. Al momento della fecondazione, infatti, questo DNA infetto viene trasferito all’ovocita, la cellula riproduttiva femminile, comportandosi come un vero e proprio cavallo di Troia. Trasferisce così il DNA virale nemico dentro all’ovocita, aumentando il rischio sia di mancata fecondazione, sia di aborti precoci. Il problema diventa allora rilevante anche in caso di procreazione medico-assistita (“fecondazione in vitro”).
Molte le implicazioni di questi dati:
1) l’HPV può essere pericoloso per l’uomo, oltre che per la donna;
2) poiché il virus è molto diffuso nella popolazione, buon senso e autoprotezione vorrebbero che uomini e donne utilizzassero regolarmente il profilattico, specialmente, ma non solo, durante le trasgressioni estive, per non rischiare infezioni da HPV (oltre che da altre 30 infezioni diverse sessualmente trasmesse!);
3) la vaccinazione contro l’HPV – meglio la quadrivalente che immunizza contro i ceppi 6, 11, 16 e 18 – dovrebbe essere considerata anche per i ragazzi;
4) poiché l’infezione è massima tra i giovani, per ragioni legate all’alta promiscuità, le implicazioni non solo oncologiche ma anche relative ai rischi per la fertilità dovrebbero essere ben conosciute, parlandone in casa e a scuola;
5) nelle coppie infertili è opportuno cercare l’HPV, anche se al momento non sono state individuate terapie capaci di “ripulire” lo sperma infetto;
6) in caso di fecondazione eterologa, i donatori positivi per l’HPV dovrebbero essere esclusi.
In sintesi: maggior senso di responsabilità verso la propria salute e un uso intelligente del profilattico aiutano ad evitare i regali avvelenati della promiscuità, anche negli uomini. Ancora una volta, prevenire è meglio che curare.
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