Carmela R. (Salerno)
Quanti Papillomavirus ci sono?
Nella donna, il tipo 6 e 11 causano il 90 per cento delle verruche veneree o condilomi e sono pertanto considerati a basso rischio oncogeno. Il tipo 16 e 18 causano il 70 per cento dei cancri del collo dell’utero. Il rimanente 30 per cento è causato da altri ceppi HPV ad alto rischio oncogeno.
Per ragioni ancora poco comprese, molte persone si difendono spontaneamente dall’infezione, sviluppando anticorpi efficaci a proteggere le cellule dall’invasione virale. Una minoranza, invece, non ce la fa ed ecco che il virus, a seconda del suo ceppo, può causare i condilomi oppure le lesioni cellulari che, se non diagnosticate e ben trattate, come è invece il caso di sua figlia, possono predisporre allo sviluppo di carcinomi. Comunque, se il virus è già stato contratto ma le lesioni sono iniziali, diagnosi e cura presso un centro qualificato sono oggi del tutto rassicuranti. Stia quindi tranquilla!
A che età sarebbe meglio vaccinare la propria figlia?
Approfondimento – Come funziona il vaccino contro il Papillomavirus? E a chi serve?
L’obiettivo della vaccinazione è duplice:
a) impedire che il virus entrato nell’organismo penetri nelle cellule e si moltiplichi: gli anticorpi, detti “neutralizzanti”, sono infatti designati per attaccare la capsula, detta capsìde, ossia la carrozzeria del virus, bloccandone così l’entrata e la possibilità di moltiplicazione. Si parla in tal caso di vaccinazione preventiva, che sarà subito disponibile. E’ adatta dunque a chi non abbia ancora incontrato il virus. L’efficacia nel ridurre l’infezione è ottima: più del 90 per cento. Ecco perché si pensa di vaccinare bambine e adolescenti, dagli undici (o dai nove) anni in su;
b) impedire che le cellule già infettate “progrediscano” nel processo di trasformazione tumorale (da neoplasia intraepiteliale fino a cancro invasivo): gli anticorpi attaccano due proteine oncogene specifiche, poste dentro il virus, capaci di attivare la progressione cellulare da cellula sana a malata, con la progressiva alterazione da displasia lieve a grave, fino al carcinoma in situ e poi invasivo. Questa è la vaccinazione terapeutica, ossia curativa, che sarà utile a chi abbia già contratto il virus. Tuttavia, i vaccini di questo secondo tipo sono ancora alla fase di sperimentazione. Purtroppo è ancora variabile la loro efficacia effettiva nel ridurre la progressione delle alterazioni cellulari.
Il primo obiettivo, la vaccinazione preventiva, è stato dunque raggiunto e tra poco sarà disponibile anche per le donne italiane. Il secondo è ancora da perfezionare. Tuttavia, ricordiamoci che questo vaccino previene i Papillomavirus più aggressivi, ma non tutti! Per questo la prevenzione primaria (ossia evitare l’infezione) resta essenziale!
Malattie sessualmente trasmesse Papillomavirus Vaccino anti HPV