Sintesi dell'intervista e punti chiave
La scorsa settimana abbiamo parlato del caso di un giovane inglese, alcolista e affetto da cirrosi epatica, a cui nei mesi scorsi è stato rifiutato il trapianto di fegato perché incapace di astenersi dal bere per almeno sei mesi: una decisione controversa che ha comportato la morte dell’uomo. Oggi Radio SBS, emittente australiana che trasmette anche in lingua italiana, torna su questo delicato tema con particolare riferimento alla “morte cerebrale”, la condizione clinica che rende possibile l’espianto degli organi dal donatore.
Il dibattito pubblico, questa volta, è stato innescato dalle dichiarazioni del professor James Tibballs, specialista della Paediatric Intensive Care Unit del Royal Children’s Hospital di Melbourne, Australia, secondo il quale al momento dell’espianto i medici non possono essere sicuri che tutte le funzioni cerebrali siano davvero cessate in modo irreversibile: un’affermazione che ha scatenato perplessità e sconcerto soprattutto fra coloro che hanno già dato la disponibilità a donare i propri organi.
Che cos’è la “morte cerebrale”? Come viene accertata? E’ corretto paragonarla a una “decapitazione”? E’ un criterio clinico davvero sicuro per avviare l’espianto degli organi? Perché, per procedere all’espianto, non si attende la morte tout court, ossia la cessazione di ogni funzione vitale e in particolare l’arresto cardiaco? Che differenza c’è fra la morte cerebrale e altre situazioni di coma anche gravi, ma potenzialmente reversibili? E’ possibile che lo sviluppo delle tecniche di terapia intensiva determini una forbice sempre più problematica fra morte del cervello e persistenza delle altre funzioni vitali? Perché donne in stato di morte cerebrale riescono a portare a termine la gravidanza? I dibattiti pubblici su questo tema sono davvero utili o rischiano di creare inutili allarmismi?
Nel corso del dibattito, la professoressa Graziottin ha illustrato in particolare:
- la definizione di morte cerebrale: l’interruzione permanente e irreversibile di ogni attività a livello di corteccia e di tronco encefalico;
- come viene accertata: tre osservazioni del paziente a distanza di 6 ore (per gli adulti), 12 ore (per i bambini al di sotto dei 5 anni) e 24 ore (per i bambini al di sotto di un anno);
- perché in ambito pediatrico l’accertamento è più severo;
- perché l’espianto della maggior parte degli organi deve avvenire prima della morte tout court;
- come un dibattito sereno e trasparente su questi argomenti possa aiutare ciascuno di noi a maturare un punto di vista solido sul piano cognitivo, emotivo, etico e spirituale, indispensabile nel momento in cui si debbano prendere decisioni drammatiche – donare un organo o no? – per se stessi o per le persone amate.
Dibattito trasmesso il 29 agosto 2009 da "Lo Scandaglio", programma di Radio SBS (Melbourne, Australia), prodotto e presentato da Umberto Martinengo. Executive producer: Marco Lucchi.
Partecipanti:
- Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano, e Professore a.c. presso la Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Firenze;
- Anna Maria Bernasconi, ex senatrice dei Democratici di sinistra e team manager della “Nazionale Italiana Trapiantati”;
- Mario Palmaro, docente di Filosofia del Diritto e Bioetica alla Pontificia Università “Regina Apostolorum” di Roma, e Presidente del Comitato “Verità e vita”;
- Rosangela Barcaro, dottore di ricerca in Bioetica all’Università degli Studi di Genova;
- Margherita De Bac, giornalista medico-scientifica.
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Parole chiave:
Donazione degli organi
Etica e bioetica
Morte e mortalità