Sintesi dell'intervista e punti chiave
Tutti proviamo un pizzico di gelosia per la persona amata e questa è una situazione normale. Le cose cambiano se poco per volta il sentimento diventa devastante e distruttivo, capace – in casi estremi – di portare all’omicidio o al suicidio.
In questa intervista analizziamo i tre tipi di gelosia descritti da Sigmund Freud e ancora di grande attualità:
1) la gelosia competitiva, detta “normale”, ma che già contiene in sé elementi potenzialmente pericolosi, come l’ostilità verso il rivale;
2) la gelosia proiettiva, quando il soggetto proietta sul partner i propri desideri di tradimento inappagati;
3) la gelosia delirante, la forma più pericolosa, caratterizzata dalla convinzione paranoica dell’infedeltà del partner. Questo tipo è associato a disturbi gravi della personalità e alla crescente difficoltà a controllare gli impulsi distruttivi. La persona gelosa, in particolare, subisce un vero e proprio terremoto a livello dei sistemi affettivo (ansia, depressione, paura, rabbia), neurovegetativo (aumento della pressione arteriosa, insonnia, tachicardia) e cognitivo (perdita della capacità di valutare la realtà in modo obiettivo).
La gelosia competitiva può colpire anche i bambini, per esempio nei confronti di un fratellino più piccolo: è quindi necessario che i genitori stiano attenti a non creare nei figli un nucleo di vulnerabilità alla gelosia che tenda poi a riproporsi, come un imprinting, nelle relazioni dell’età adulta.
La gelosia può essere considerata fisiologica quando è consapevole, quando è contenuta nei limiti della percezione obiettiva e soprattutto quando non pregiudica la capacità – in caso di perdita effettiva della persona amata – di superare la crisi e aprirsi alla possibilità di una nuova relazione d’amore. Nel geloso delirante, invece, la consapevolezza manca completamente e l’individuo può diventare molto pericoloso anche nei confronti della famiglia del partner e dei suoi stessi figli.
Parole chiave:
Gelosia