Idealmente, il sonno dovrebbe comprendere un terzo del giorno (un’ora di sonno ogni due di veglia). Nell’ultimo secolo, rispetto agli inizi del Novecento, la quantità di sonno si è ridotta mediamente di un’ora e mezzo, con importanti ripercussioni sulla salute fisica e psichica. Questa perdita quantitativa può creare un progressivo malessere, i cui sintomi vanno dall’area emotivo-affettiva (con irritabilità, aggressività, ansia diffusa, umore depresso, bisogno di eccitanti di varia potenza e dannosità -dal caffè alla cocaina-) alle alterazioni comportamentali, tra cui un aumentato appetito per cibi dolci e grassi “per recuperare energia” con aumento di peso.
Disturbi di tipo qualitativo compaiono invece quando si crei una desincronizzazione tra ciclo sonno-veglia e i ritmi circadiani. Sono tipici di questa alterazione le sindromi da fasi del sonno avanzate o ritardate, e disturbi cronobiologici transitori. Le alterazioni del sonno, quantitative e qualitative, si ripercuotono sulla salute generale e, in particolare, sugli equilibri neurovegetativi, emotivo-affettivi e cognitivi. Si possono inoltre ripercuotere sulla sessualità e sulla stessa capacità riproduttiva, di cui solo recentemente si stanno studiando comorbilità e implicazioni. I disturbi specifici del sonno sono definiti “parasonnie”, e includono un’ampia gamma di alterazioni.