02/04/2017 Graziottin A. Truncellito M.T. Fibromi uterini: la diagnosi
Abstract, Parte 3, Conferenza stampa su "I fibromi uterini sotto la lente", Milano, 21 febbraio 2017
Come avviene la diagnosi di un fibroma? Perché è spesso tardiva?
La donna può vivere una sorta di “rassegnazione” nei confronti del ciclo mestruale abbondante o della sintomatologia dolorosa, soprattutto se madre o nonna hanno convissuto con gli stessi sintomi vivendoli come una sfortunata caratteristica fisiologica. Il fibroma uterino viene principalmente diagnosticato attraverso l’ecografia pelvica (transaddominale o transvaginale), mentre con la visita ginecologica si possono diagnosticare i fibromi di maggiori dimensioni. L’isteroscopia è utile per individuare i fibromi sottomucosi. L’atteggiamento dei medici oscilla tra la minimizzazione del problema, soprattutto se la donna fa regolari visite ginecologiche e il fibroma è di piccole dimensioni («Vediamo tra un anno come va»), e l’urgenza drastica («Bisogna toglierli tutti e subito»). In altre parole, si passa da un under-treatment a un over-treatment, influenzato anche dall’età della donna, dal suo desiderio o meno di maternità, ma soprattutto dall’orientamento del medico, che ancora oggi è spesso favorevole alla chirurgia.
Perché, invece, diagnosi precoce e terapia appropriata sono fondamentali?
Innanzitutto per ripristinare la salute e il benessere della donna, e quindi migliorare la qualità della sua vita, compromessa pesantemente dai sintomi. Ma la precocità della diagnosi permette anche di intervenire con un approccio farmacologico quando i fibromi sono di piccole dimensioni, a tutto vantaggio della efficacia del risultato e della salute procreativa. Conservare l’utero in buone condizioni, inoltre, aiuta le più giovani a non angosciarsi sul rischio che la fibromatosi possa compromettere la possibilità di diventare madri. Considerazione importante in un paese come Italia, dove si registra l’età media alla prima gravidanza fra le più alte in Europa (31,3 anni) e la percentuale più alta al mondo di primi figli dopo i 40 anni (6%).
Quanto è importante ascoltare il proprio corpo?
E’ fondamentale. Il ciclo mestruale di solito diventa emorragico progressivamente: così, se la durata passa dai soliti 4 giorni a 6 o più, se aumenta il bisogno di cambiare l’assorbente durante la giornata o se ci sono perdite di sangue intramestruali, è bene parlarne col ginecologo. Se ci sente stanche, asteniche, deboli, depresse è meglio non aspettare che “passi”, ma parlarne con il medico di famiglia e valutare esame del sangue, emocromo e ferritina, per controllare una possibile anemia. Prima dei 50 anni, alzarsi di notte più volte per andare in bagno o avere improvvise perdite di urina non è fisiologico: potrebbe essere il sintomo di una compressione dovuta a un fibroma. Anche il dolore alla penetrazione profonda durante i rapporti sessuali è un campanello d’allarme che va ascoltato.
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