Questo si chiedono John Stevenson e Malcolm Whitehead (BMJ, 325: 113-4, 2002) e da questa domanda parte la riflessione di Morris Notelovitz (The clinical practice impact of the Women’s Health Initiative: political vs biological correctness - Guest editorial, Maturitas 2003, 44: 3-9).
In particolare, che cosa differenzia le poche donne che hanno effetti collaterali negativi con la terapia ormonale? E quali fattori proteggono le molte donne, la vasta maggioranza, che non ha alcun evento avverso?
Altrettanto importante: che cosa caratterizza le donne che con la terapia ormonale stanno molto meglio che non senza?