Faubion SS, Sood R, Kapoor E.
Genitourinary syndrome of menopause: management strategies for the clinician
Mayo Clin Proc. 2017 Dec; 92 (12): 1842-1849. doi: 10.1016/j.mayocp.2017.08.019.
Fornire ai medici di base una guida pratica e concisa per la valutazione e la cura della sindrome genito-urinaria della menopausa: è questo l’obiettivo della review di Stephanie Faubion e collaboratori, della Women's Health Clinic presso la Mayo Clinic di Rochester, Stati Uniti.
La sindrome genito-urinaria della menopausa (genitourinary syndrome of menopause, GSM), precedentemente denominata vaginite atrofica o atrofia vulvovaginale, colpisce più del 50 per cento delle donne in menopausa. Essa è provocata dalla caduta dei livelli estrogenici successiva alla menopausa ed è caratterizzata da tre gruppi di sintomi:
- sintomi vaginali: secchezza, bruciore, irritazione, perdite biancastre e, a volte, odorose;
- sintomi urinari: frequenza e urgenza minzionale, sino alla franca incontinenza; bruciore alla minzione (disuria); infezioni con cistiti ricorrenti, in particolare 24-72 ore dopo i rapporti (cistite post-coitale);
- sintomi sessuali: mancanza di lubrificazione, quindi con secchezza non solo basale ma anche dopo stimolazione; dolore ai rapporti, specialmente all’inizio della penetrazione (dispareunia introitale); disfunzione sessuale.
Le donne si sentono spesso imbarazzate a parlarne con il medico di fiducia, e il medico, a propria volta, spesso non fa domande specifiche volte a far emergere il problema. Di conseguenza, la GSM rimane sotto-diagnosticata e sotto-curata.
Il documento della Mayo Clinic riepiloga i sintomi della sindrome e fa il punto sulle principali terapie:
- la terapia estrogenica locale a basse dosi costituisce il gold standard: è sicura ed efficace per la maggior parte delle pazienti, ma deve essere valutata con cautela nelle donne che abbiano avuto un tumore ormonosensibile;
- altre possibilità di cura sono costituite dai modulatori selettivi dei recettori estrogenici (Selective Estrogen Receptor Modulator, SERM), dal deidroepiadrosterone vaginale e dalla terapia laser;
- i trattamenti non farmacologici includono i lubrificanti vaginali, le creme idratanti e i dilatatori;
- la terapia fisica è indicata quando la donna presenta una concomitante disfunzione del pavimento pelvico;
- la terapia sessuologica può essere indicata nelle donne con particolari disturbi sessuali.
Un modulatore selettivo dei recettori estrogenici recentemente introdotto anche in Italia è l’ospemifene, che:
- blocca i recettori estrogenici a livello della mammella: è quindi antiproliferativo e molto protettivo. E’ questa la ragione per cui è indicato e approvato anche per le donne con tumore al seno che abbiano completato le cure adiuvanti, e per tutte le donne che hanno paura degli ormoni o non amano le terapie locali;
- stimola i recettori estrogenici a livello dei tessuti vaginali: stimola quindi la salute dei tessuti e favorisce una buona lubrificazione.