Commento a:Haider A, Saad F, Doros G, Gooren L.
Hypogonadal obese men with and without diabetes mellitus type 2 lose weight and show improvement in cardiovascular risk factors when treated with testosterone: an observational studyObes Res Clin Pract (2013),
http://dx.doi.org/10.1016/j.orcp.2013.10.005 (in corso di stampa)
Il trattamento dell’obesità con la dieta e l’esercizio fisico produce buoni risultati nel breve termine, ma rende difficile, con il tempo, stabilizzare la riduzione del peso. Sappiamo, d’altro canto, che l’obesità è associata a un abbassamento dei livelli plasmatici [serum] di testosterone e che, viceversa, la riduzione del testosterone si associa ad obesità e sindrome metabolica. Lo studio condotto da Ahmad Haider e collaboratori punta proprio ad accertare se la somministrazione di testosterone in uomini obesi affetti da ipogonadismo consenta una diminuzione stabile del peso e un miglioramento significativo dei parametri relativi alla sindrome metabolica.
Lo studio è strettamente legato a quello commentato in questa rubrica due settimane fa (Saad F, Haider A, Doros G, Traish A.
Long-term treatment of hypogonadal men with testosterone produces substantial and sustained weight loss. Obesity (Silver Spring). 2013 Oct; 21 (10): 1975-81. doi: 10.1002/oby.20407. Epub 2013 Apr 22): mentre però quella ricerca non era specificamente mirata allo studio degli effetti del testosterone sul peso, ma al suo ruolo nella cura della sindrome metabolica e del diabete alimentare (tipo due), e quindi includeva nel campione statistico (255 partecipanti) anche uomini normopeso, questa seconda indagine è stata condotta selezionando da quel campione
il sottogruppo di uomini effettivamente grassi od obesi.
Lo studio è stato dunque condotto su 181 uomini con un livello medio di testosterone pari 10.06 nanomoli/litro e un indice medio di massa corporea superiore a 30; di essi, 72 erano anche affetti da diabete mellito di tipo 2. Tutti sono stati trattati con 1000 mg di testosterone undecanoato, in iniezione, ogni 12 settimane, per 5 anni.
Ecco i risultati (valori medi):
- il girovita è sceso da 111.2 a 100.46 centimetri;
- il peso è diminuito da 114.71 a 93.2 chilogrammi;
- l’indice di massa corporea è passato da 36.72 a 30.2.
Nei 72 pazienti diabetici, in particolare:
- il girovita è passato da 112.93 a 101.48 centimetri;
- il peso è sceso da 116.94 a 94.42 chilogrammi;
- l’indice di massa corporea è diminuito da 37.71 a 30.95.
Tutte le variazioni sono statisticamente significative (P < 0.0001) sia nei confronti della “baseline”, ossia del momento di inizio dello studio, sia nei confronti degli anni precedenti a quelli presi via via in considerazione, a conferma del fatto che i miglioramenti sono continui e progressivi.
In tutti i partecipanti, infine:
- i livelli di glucosio, l’emoglobina glicata, i profili lipidici e la pressione del sangue sono migliorati in misura significativa, il che ribadisce i positivi effetti della cura sui principali parametri della sindrome metabolica;
- il trattamento si è rivelato accettabilmente sicuro con riferimento all’emoglobina, all’ematocrito, all’antigene prostatico specifico (PSA) e al rischio di cancro alla prostata.
Chiudiamo con questo commento la trilogia dedicata agli effetti del testosterone sul peso corporeo, la sindrome metabolica, il diabete e i rischi cardiovascolari ad essi associati. Gli studi hanno confermato i benefici della normalizzazione dei livelli ormonali già osservata in molti casi nella pratica clinica, contribuendo a definire uno standard internazionale di intervento su situazioni ad alto rischio per l’aspettativa di vita e, soprattutto, l’aspettativa di salute.