Genitori preoccupati
Quanto al fatto che di qualcosa bisogna pur morire, rispondo: d’accordo, ma dipende da come, quando e perché. Per esempio, uno studio prospettico norvegese condotto per 14 anni su 85.320 donne (un campione enorme!) tra i 31 e i 70 anni ha dimostrato:
- un rischio più che doppio di morte anticipata, rispetto alle non fumatrici;
- un rischio triplicato di ictus (e restare di conseguenza paralizzati, emiparetici o afasici per anni mi sembra sia cento volte peggio che morire!) e di infarto del miocardio;
- un rischio di 12 volte maggiore di cancro al polmone (che ha elevata mortalità) e 17 volte maggiore di broncopneumopatia ostruttiva, sempre rispetto ai controlli.
Anche quest’ultima patologia è poco conosciuta e capita nel suo reale significato: significa vivere per anni con una continua fame d’aria, perché l’ossigenazione è insufficiente, come se si avesse sempre la testa sott’acqua. La limitazione della vita diventa drammatica perché il minimo sforzo peggiora questa angosciantissima fame d’aria. E la notte è un incubo.
Dunque non si tratta solo di morire di qualcosa, ma di vivere malissimo per anni e decenni. Perché farsi così tanto male da soli?
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