L’uomo ascolta attento, in un silenzio partecipe. Lei lo guarda, mentre parla, muovendo lo sguardo tra lui e me. Una sorta di danza degli occhi, in cerca di rassicurazione, mentre si racconta. Quando i loro sguardi si sfiorano, lui accenna un sorriso: «Va bene così, vai avanti», sembra dirle. Lei è precisa, accurata, parla con parole meditate e scelte. Perché tutto quello che mi vuole dire, che mi vogliono dire, arrivi a segno, aumentando la possibilità di attenzione e di cura proprio su quel fronte intimo, così urgente e così trascurato. La sensazione è quella di una conversazione preparata insieme, a lungo.
«Sul fronte della malattia, ringrazio i miei neurologi. La sclerosi multipla, che era partita furiosa, ha risposto bene alle loro cure e agli aggiustamenti della terapia fatti in questi dieci, chilometrici anni. Adesso la sclerosi c’è, ma è diventata un rumore di fondo: mi disturba, ma non è più invalidante come all’inizio, quando dominava ogni secondo della mia vita. Restano i formicolii, la debolezza muscolare, la rigidità, l’affaticabilità. Abbiamo parcheggiato mica tanto distante da qui, e mio marito mia ha presa in braccio per fare tre scalini, qui vicino, perché non ce la facevo. Neurologi tutti uguali, dicevo. Anzi no: l’ultima neurologa mi ha detto: “Noi siamo competenti sulla malattia. La sessualità richiede un altro specialista”. E mi ha mandata da lei. Avevamo speranza, ma anche paura!».
«Paura di che cosa?».
«Che lei ci dicesse che si occupa di sessualità, ma non nelle malate neurologiche! Ormai siete tutti superspecializzati. Ma il paziente intero, chi lo vede più?».
La giovane donna è minuta, sottile. L’intelligenza e il carattere temprato dal dolore di una malattia così seria traspaiono dagli occhi scuri, profondi, dove speranza e paura si alternano fra un battito di ciglia e l’altro. Lui è alto, solido, il volto aperto. Lei una farfalla col cuore grande e le ali malate, che faticano a volare. Lui una roccia, su cui lei si posa per riprendere coraggio. E riprovare a volare.
Alla visita, la morsa sta nei muscoli pelvici, ipercontratti: la penetrazione è impossibile. Il dolore è tanto, ma la cura c’è, precisa e consolidata. La signora risponde molto bene. Al quinto controllo, il muscolo è accogliente, la mucosa rosea, senza più dolore né bruciore.
«Buon divertimento, ragazzi!».
«Questo è meglio di una benedizione», sorride lui, e sembrano due ragazzi felici che tornano a sperare.
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