Tiziana C. (Belluno)
Quindi, Tiziana, concordo con lei: per lo meno nelle società ad alto reddito, e in cui si riconosca alla donna pari diritto al piacere, la precocità può essere considerata un problema, meritevole di essere affrontato anche dal punto di vista medico. Soprattutto perché le cure ci sono, e perché il non affrontare il problema in modo serio comporta il ricorso ad autoterapie negative per l’intimità della coppia, se non pericolose, nel lungo termine, anche per la salute stessa dell’uomo, come l’abuso di alcol.
In effetti, gli studi scientifici ci dicono che solo il 37% degli uomini che soffrono di eiaculazione precoce ritiene di avere una qualità della vita generale soddisfacente o molto soddisfacente, contro il 61% di quelli con una normale competenza eiaculatoria. Solo il 49% ritiene di avere un buon livello di piacere fisico, contro il 76% di quelli con una competenza normale. Ben il 50% dei troppo veloci pensa che il problema mini alla radice la loro abilità sessuale. E un notevole 26% ritiene che gli effetti negativi di questa inadeguatezza siano così forti da colpire l’autostima, la sicurezza personale, l’assertività e la fiducia in sé anche nella vita professionale e sociale.
Cosa succede alla donna quando lui è troppo veloce?
Prevenire e curare – Le terapie no e le terapie sì
- il 69% dei veloci dichiara di pensare ad altro, e possibilmente a cose negative, pur di durare di più. Ma questo fa perdere di fatto il contatto emotivo e la sintonia fisica e sensuale con la propria donna: l’uomo non sente più, di fatto, che cosa lei desideri, a che punto sia dell’eccitazione, che cosa le piaccia di più, rendendo l’intimità ancora più insoddisfacente per lei;
- il 64% ha l’abitudine di interrompersi per durare, magari proprio quando la donna sta arrivando all’orgasmo. Uno stop che fa infuriare anche la più calma delle partner;
- il 41% utilizza l’alcool come “ansiolitico” per durare di più e il 20% droghe diverse. E’ quindi vero che le terapie autogestite non sono utili all’intimità e possono creare una sorta di “liturgia della dipendenza”, quando alcool o droghe diventano un’abitudine necessaria prima di far l’amore.
Sì alle terapie mediche con dapoxetina, il primo farmaco approvato per curare l’ejaculazione precoce, o altri principi attivi efficaci, anche se non approvati con questa indicazione. Tanto meglio se integrati in una breve terapia sessuologica, personale o di coppia.