La “spending review” prende molte forme: anche quella di ridurre i costi sanitari, puntando sulla prevenzione delle cause di malattia “modificabili”, specie se correlate alle abitudini di vita. La Gran Bretagna ha fatto i conti: il fumo è la prima causa di morti precoci; un cancro su quattro è direttamente causato dal fumo, che in UK provoca centomila morti l’anno; e le patologie tumorali, cardiovascolari e respiratorie ad esso correlate costano ogni anno al Servizio sanitario inglese 2,7 miliardi di sterline (circa 3,3 miliardi di euro). Ecco l’iniziativa “Stoptober”: fumo al bando per il mese di ottobre, in tutto il Regno Unito. Perché un mese? Dati scientifici alla mano, dopo un mese di astensione la probabilità di smettere definitivamente aumenta di ben 5 volte. L’obiettivo è di convertire all’eliminazione del fumo gran parte degli otto milioni di inglesi fumatori: i due terzi hanno dichiarato che ne sarebbero felici. E se tutti devono evitarlo, forse è più facile riuscirci, visto che siamo animali sociali e che l’effetto imitazione può, in parte, aiutare. Con l’obiettivo ambiziosissimo di fare della Gran Bretagna un Paese “smoke free” entro il 2032. Il programma è promosso dal Ministero della Sanità, dal Royal College of Physicians, dalla British Heart Foundation e il Cancer Research UK: tutti gli enti di maggiore spicco, potenza e autorevolezza.
E in Italia? Da noi i fumatori sono 10,8 milioni. Dopo la proibizione del fumo nei locali pubblici, nel 2012 si è avuta per la prima volta (dal 1957!) una riduzione del fumo. E se molti uomini italiani riescono a smettere (con riduzione evidente dei tumori polmonari e vescicali), le giovani donne, più dei maschi, sono invece in netta crescita nella passione per le bionde: non hanno affatto recepito quanto il fumo sia dannoso, oltre che per il portafoglio, anche per la salute. Dove rischiano di più, le nostre giovani? Sul fronte del cancro, innanzitutto. I cancerogeni prodotti dal fumo e inalati entrano nel sangue e vanno ad agire su organi molto distanti dal polmone. Da un lato, il fumo paralizza la capacità del sistema immunitario di eliminare (“clearance”) virus oncogeni ben noti, quali il Papillomavirus, una volta entrati nell’organismo; dall’altro, accelera l’azione cancerogena virale, responsabile di lesioni precancerose e di tumori al collo dell’utero, alla vagina, alla vulva, all’ano, alla bocca, ma anche alla vescica. I dati epidemiologici mostrano con evidenza quanto questi tumori siano in crescita tra le donne: un costo in salute, in vita, in futuro, in dolore fisico ed emotivo, non più accettabile. Insieme ai tumori (anche al seno!), problemi cardiovascolari, con netto aumento degli infarti “giovani”, e delle malattie respiratorie, che vanno a complicare i già diffusi problemi di allergie e asma. In più, l’infiammazione generale del corpo associata al fumo aumenta la vulnerabilità al dolore: vi par poco?
«Voglio vivere e morire a modo mio», pensano i molti insofferenti all’idea di uno stato “paternalista” che ci dica come vivere. L’area di conflitto sta diventando bollente: cresce a livello di politica sanitaria e di cittadini l’avversione al dover pagare le conseguenze delle passioni dannose (non solo il fumo) degli altri, con proposte (in UK più di una, per ora bocciate, ma il segnale è forte) di non pagare poi l’assistenza sanitaria per le patologie dipendenti da abitudini dannose.
La terza via? Non proibizione, ma educazione ed assunzione di responsabilità verso la propria salute e la propria vita. Col futuro oscuro e deprimente che si presenta sul fronte del Servizio Sanitario pubblico, mantenersi in salute è un investimento intelligente, ad alto reddito. Evitando di cominciare: più salute e meno denaro in fumo. Su questo genitori e scuola dovrebbero avere un ruolo molto più deciso (ma se genitori e insegnanti fumano, dove vanno la coerenza e l’efficacia educativa?). E per chi fa fatica a smettere, pur volendolo? In Italia si può chiamare il numero verde 800.554.088, che darà il numero del Centro antifumo più vicino. Perché non provarci?
E in Italia? Da noi i fumatori sono 10,8 milioni. Dopo la proibizione del fumo nei locali pubblici, nel 2012 si è avuta per la prima volta (dal 1957!) una riduzione del fumo. E se molti uomini italiani riescono a smettere (con riduzione evidente dei tumori polmonari e vescicali), le giovani donne, più dei maschi, sono invece in netta crescita nella passione per le bionde: non hanno affatto recepito quanto il fumo sia dannoso, oltre che per il portafoglio, anche per la salute. Dove rischiano di più, le nostre giovani? Sul fronte del cancro, innanzitutto. I cancerogeni prodotti dal fumo e inalati entrano nel sangue e vanno ad agire su organi molto distanti dal polmone. Da un lato, il fumo paralizza la capacità del sistema immunitario di eliminare (“clearance”) virus oncogeni ben noti, quali il Papillomavirus, una volta entrati nell’organismo; dall’altro, accelera l’azione cancerogena virale, responsabile di lesioni precancerose e di tumori al collo dell’utero, alla vagina, alla vulva, all’ano, alla bocca, ma anche alla vescica. I dati epidemiologici mostrano con evidenza quanto questi tumori siano in crescita tra le donne: un costo in salute, in vita, in futuro, in dolore fisico ed emotivo, non più accettabile. Insieme ai tumori (anche al seno!), problemi cardiovascolari, con netto aumento degli infarti “giovani”, e delle malattie respiratorie, che vanno a complicare i già diffusi problemi di allergie e asma. In più, l’infiammazione generale del corpo associata al fumo aumenta la vulnerabilità al dolore: vi par poco?
«Voglio vivere e morire a modo mio», pensano i molti insofferenti all’idea di uno stato “paternalista” che ci dica come vivere. L’area di conflitto sta diventando bollente: cresce a livello di politica sanitaria e di cittadini l’avversione al dover pagare le conseguenze delle passioni dannose (non solo il fumo) degli altri, con proposte (in UK più di una, per ora bocciate, ma il segnale è forte) di non pagare poi l’assistenza sanitaria per le patologie dipendenti da abitudini dannose.
La terza via? Non proibizione, ma educazione ed assunzione di responsabilità verso la propria salute e la propria vita. Col futuro oscuro e deprimente che si presenta sul fronte del Servizio Sanitario pubblico, mantenersi in salute è un investimento intelligente, ad alto reddito. Evitando di cominciare: più salute e meno denaro in fumo. Su questo genitori e scuola dovrebbero avere un ruolo molto più deciso (ma se genitori e insegnanti fumano, dove vanno la coerenza e l’efficacia educativa?). E per chi fa fatica a smettere, pur volendolo? In Italia si può chiamare il numero verde 800.554.088, che darà il numero del Centro antifumo più vicino. Perché non provarci?