Sintesi dell'intervista e punti chiave
In questa intervista illustriamo:
- la funzione delle diverse ghiandole esocrine: oltre a quelle lacrimali, sono molto importanti le salivari, il pancreas e le intestinali, tutte coinvolte nella digestione; le salivari, inoltre, sono fondamentali per la fonazione; le ghiandole di Bartolini lubrificano invece l’entrata vaginale;
- i principali disturbi oculari da carenza estrogenica: oltre ad essere secco e arrossato, l’occhio è più vulnerabile alle congiuntiviti (di origine batterica o fisica, come nel caso della polvere), all’irritazione della cornea (con fastidiosa sensazione di sabbia negli occhi), all’aria fredda e al vento;
- l’incidenza dei disturbi oculari in menopausa: il 30-35 per cento delle donne lamenta secchezza e arrossamento. Entrambi i sintomi tendono a peggiorare nel tempo, fino a interessare il 70-80 per cento delle donne in post-menopausa avanzata, con gravità diversa in funzione di due fattori: l’eventuale produzione residua di estrogeni da parte dell’ovaio e la vulnerabilità genetica dell’occhio a questo tipo di disturbi;
- la possibilità che la blefaroplastica possa peggiorare una situazione latente di secchezza oculare: se infatti la rimozione del tessuto palpebrale è eccessiva (“iperzelante”), può lasciare scoperta parte della congiuntiva, favorendone la disidratazione;
- le terapie: l’oculista, con il “test di Schirmer”, può verificare l’effettiva riduzione della secrezione lacrimale e, a livello sintomatico, consiglia normalmente le lacrime artificiali. Ma ciò che va veramente alla radice del problema è la terapia ormonale sostitutiva, che protegge non solo le ghiandole lacrimali ma anche le altre ghiandole esocrine, rallentando l’impatto dell’età sulla loro funzione. Per garantire una protezione ottimale, tuttavia, la terapia va iniziata subito dopo la menopausa.
Parole chiave:
Menopausa e premenopausa
Secchezza oculare / Occhi secchi