Fulvio C.
I fibromi uterini, chiamati anche miomi o leiomiomi, sono i tumori benigni più frequenti nella donna e sono dovuti alla proliferazione delle fibre muscolari lisce dell’utero. A seconda dell’età, la loro incidenza varia tra il 20 e l’80 per cento. Il fibroma si manifesta soprattutto durante il periodo fertile, ma numero e volume possono aumentare con l’età.
Esistono specifici fattori di rischio?
Quali sono i sintomi più frequenti?
- il ciclo abbondante fino all’emorragia, con peggioramento del dolore mestruale;
- la conseguente anemia da carenza di ferro, con astenia e grande debolezza;
- la compressione sugli organi vicini, come la vescica e l’intestino;
- il dolore durante i rapporti sessuali, con conseguente caduta del desiderio.
Come si curano?
Anche quando si decide per l’intervento, può essere necessario un trattamento farmacologico pre-chirurgico per ridurre il volume dei fibromi e correggere l’anemia, e quindi rendere l’intervento meno invasivo e più sicuro. L’ulipristal acetato è un farmaco che è stato introdotto proprio con questa indicazione e che poi si è dimostrato così efficace da rendere inutile, il più delle volte, il successivo intervento.
Di che cosa si tratta?
Come dicevo poco fa, originariamente era finalizzato alla fase pre-chirurgica. Oggi le evidenze sull’efficacia sono così buone da rendere superfluo l’intervento stesso: basta ripetere periodicamente la terapia farmacologica. Il trattamento può essere ripetuto per quattro cicli di tre mesi ciascuno, intervallati ciascuno da due cicli mestruali, per un totale di 18 mesi di terapia, con netto miglioramento di tutti gli indicatori soggettivi e obiettivi di benessere e salute. L’ulteriore buona notizia è che questo farmaco è rimborsato dal servizio sanitario nazionale, previa certificazione di un medico abilitato dalla regione di appartenenza (in genere ginecologi ospedalieri o universitari).
Soltanto una piccola percentuale di donne non ne ha ricava benefici, e in questi casi si possono prendere in considerazione le alternative terapeutiche di seconda linea: chirurgiche, ultrasuoni, embolizzazione.
In che cosa consistono?
La miomectomia invece è conservativa, perché con essa il chirurgo toglie il fibroma ma lascia intatto l’utero, con il rischio tuttavia di recidive; normalmente viene effettuata per via laparoscopica, una metodica che non lascia cicatrici.
Da alcuni anni, poi, si sta affermando anche in Italia una tecnica di radiologia interventistica non invasiva nota come HIFU (High Intensity Focused Ultrasound), che si avvale di ultrasuoni proiettati direttamente sul fibroma da eliminare. Non vi si può ricorrere se la donna è sovrappeso o obesa, se è minorenne oppure se è risultata positiva al pap-test per l’HPV, con presenza di lesioni displasiche pretumorali.
Anche l’embolizzazione, infine, è una tecnica di radiologia interventistica: si effettua un forellino in una arteria dell’inguine e vi si inserisce un tubicino di plastica che raggiunge il fibroma, e lo rimpicciolisce riducendo l’apporto sanguigno nella zona. Il resto del tessuto uterino non viene toccato.
In conclusione
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Anemia Chirurgia ginecologica Dolore ai rapporti / Dispareunia Dolore mestruale / Dismenorrea Embolizzazione Fibromatosi uterina Fibromi e polipi Flussi abbondanti Isterectomia e miomectomia Sintomi da compressione Terapia farmacologica Ulipristal acetato Ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU)