Carolina C. (Varese)
Le più vulnerabili sono le donne che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile. A torto considerata “psicogena”, segno di nervosismo o di isteria, questa sindrome è caratterizzata da una infiammazione della parete dell’intestino, con un aumento significativo dei mastociti, le nostre cellule di difesa che producono e “sparano” nei tessuti molte molecole dell’infiammazione. Questo succede in risposta a intolleranze alimentari e allergie (come la celiachia, la sensibilità al glutine o l’intolleranza al lattosio), e a infezioni intestinali (batteriche o virali) che causano tutti i sintomi della “colite” ben noti a chi soffra di intestino irritabile. La caduta del livello degli estrogeni, che ad ogni ciclo attiva la mestruazione se non è iniziata una gravidanza, induce i mastociti a sparare: ecco perché i sintomi intestinali peggiorano durante il ciclo.
Per ridurre il problema si deve agire almeno su due fronti: da un lato, grazie ad un gastroenterologo competente, individuare i fattori che predispongono, precipitano e mantengono l’infiammazione della parete intestinale, così da ridurre l’incendio biochimico dei tessuti. Dall’altro, ridurre la caduta degli estrogeni e il numero di giorni del ciclo. Si è visto infatti che i sintomi mestruali sono presenti, seppure un po’ ridotti, nella settimana di sospensione delle pillole contraccettive, e diventano veramente lievi fino a scomparire se l’intervallo tra la fine di una scatola e l’inizio della successiva viene ridotto da sette giorni a quattro o, meglio ancora, a due. Contenta?
Prevenire e curare – Ridurre la pausa senza ormoni attenua i sintomi mestruali
- ridurre l’intervallo libero da ormoni da sette a quattro giorni attenua significativamente tutti i sintomi premestruali e mestruali;
- ridurlo a due giorni riduce significativamente quantità e durata del flusso, con risparmio di ferro e prevenzione dell’anemia, riduce la cefalea mestruale e i sintomi intestinali legati al ciclo.
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