Saxami G, Kerezoudi EN, Eliopoulos C, Arapoglou D, Kyriacou A.
The gut-organ axis within the human body: gut dysbiosis and the role of prebiotics
Life (Basel). 2023 Oct 8;13(10):2023. doi: 10.3390/life13102023. PMID: 37895405; PMCID: PMC10608660
Illustrare le relazioni fra disbiosi intestinale e insorgenza di alcune patologie, e il potenziale ruolo dei prebiotici come terapia primaria per ripristinare lo stato di eubiosi: è questo l’obiettivo della review coordinata da Georgia Saxami, del Dipartimento di Nutrizione e Dietetica presso l’Università Harokópio di Atene, Grecia.
Il microbiota intestinale è un complesso ecosistema microbico che colonizza il tratto gastrointestinale ed è composto da batteri, virus, funghi e protozoi. La sua azione non si esaurisce entro il perimetro del tratto gastrointestinale, ma si estende in modo bidirezionale a molti altri organi: un quadro ben rappresentato dal concetto di asse intestino-organo.
Qualsiasi deviazione dalla normale composizione del microbiota, definita disbiosi, è implicata nella patogenesi di varie patologie. Ma solo in pochi casi è stata dimostrata una relazione puntuale fra disbiosi e fenotipi di malattia. Si è inoltre postulato che probiotici e prebiotici possano contribuire al ripristino dello stato di equilibrio (eubiosi), ma le prove degli effetti dei prebiotici sono limitate (i probiotici sono microrganismi vivi presenti anche nel tratto intestinale, come batteri – fra cui Lattobacilli e Bifidobatteri – e lieviti – come Saccharomyces boulardii; i prebiotici sono invece sostanze non digeribili la cui azione favorisce lo sviluppo e l’azione dei batteri “amici” come appunto i Bifidobatteri e i Lattobacilli, utili al metabolismo e alle difese immunitarie).
La documentatissima rassegna sulle relazioni intestino-organo si articola in cinque parti:
- asse intestino-cervello: disbiosi intestinale e disturbi dello spettro autistico, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica (SLA), schizofrenia;
- asse intestino-fegato: disbiosi e steatosi epatica non alcolica, cirrosi, carcinoma epatocellulare;
- asse intestino-polmone: disbiosi e asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva, SARS-CoV-2, carcinoma polmonare;
- asse intestino-cuore: disbiosi e ipertensione, aterosclerosi, insufficienza cardiaca;
- asse intestino-rene: disbiosi e malattia renale cronica, calcoli renali, carcinoma a cellule renali.
- limiti di efficacia: la composizione del microbiota presenta una significativa variabilità individuale, dovuta a fattori genetici ma anche all’alimentazione e agli stili di vita. Questa variabilità potrebbe determinare risposte molto diverse a specifici prebiotici, compromettendone in parte o totalmente l’azione;
- limiti di efficienza: come per tutti gli altri farmaci, l’azione dei prebiotici può essere ridotta, a livello individuale, dalla durata del transito nel tratto gastrointestinale, un parametro che può essere influenzato proprio dal quadro infiammatorio intestinale che si intende curare;
- limiti di durata: i prebiotici devono essere consumati regolarmente per avere un effetto davvero significativo; inoltre la crescita di specifiche popolazioni batteriche benefiche che essi inducono può essere solo temporanea; infine, gli effetti collaterali della terapia sono causati in gran parte dalla loro azione osmotica: un’assunzione prolungata può portare a diarrea, gonfiore, crampi e flatulenza, mentre le varianti prebiotiche a catena più corta possono avere effetti ancora più negativi.
Infine, va ricordato che lo stress, acuto e ancor più cronico, è un potente fattore di disbiosi intestinale. Ogni patologia, ogni malattia è (anche) un potente fattore di stress fisico, biologico, come aveva ben dimostrato Hans Selye, il medico considerato l’Einstein della medicina, che per primo, cento anni fa, iniziò a studiare lo stress fisico: «Quello che succede a ogni corpo, ogni organismo, per il solo fatto di esser malato». Lo stress biologico ha enormi paraboliche ricettive proprio a livello di microbioma intestinale. Può potenziare le conseguenze di un’alimentazione errata, di antibiotici, di gastroenteriti, oltre che di stili di vita inappropriati. Il livello di stress, oltre a causare disbiosi, può condizionare molto l’effetto di probiotici e prebiotici, a parità di atre condizioni. Un aspetto questo che rende ancora più difficile valutare in modo obiettivo l’efficacia di probiotici e prebiotici, in sé ottimi aiuti “naturali”.